Don Clienze Bortolotti e lavoratori

Nato a Sarnico 1862 ed era stato alunno al Ginnasio di Lovere; poi aveva proseguito gli studi in seminario, ma una grave malattia lo costrinse a compiere privatamente gli studi teologici.
Ordinato sacerdote nel 1885 svolse il ministero sacerdotale nella Parrocchia di Grone e di Branzi.
La sua attività giornalistica iniziò probabilmente nel 1895, quando successe al Rezzara nella direzione del settimanale cattolico "Il campanone".
Alla morte del Caironi (1903) passò alla direazione del l'Eco di bergamo, dove rimase fino al 1925 quando venne nominato Parroco di Telgate.
Nel 1907 entrò nel comitato Diocesano di cui fu Presidente per un primo triennio dal 1914 e ancora dal 1920.
La battaglie, le iniziative intraprese dai cattolici bergamaschi, furono tutte sostenute e condivise da Don Bortolotti. Nel 1913 Medolago Albani lo indicò come il responsabile della presa di posizione dei cattolici bergamaschi contro il patto Gentiloni.
Di fronte alla guerra mondiale, sostenne la posizione leale a patriottica dei cattolici italiani.
Nell'immediato dopoguerra, dopo aver cooperato efficacemente a rinnovare l'Ufficio del lavoro, fu tra coloro che criticarono fortemente il rappresentanti del Partito popolare italiano in particolare quelli dell'ala sinistra, capeggiando anche una scissione clerico-moderata.
Da quel momento l'Eco di Bergamo non venne più considerato un giornale aderente al PPI.

Nei confronti del fascismo, soprattutto dopo aver lasciato la presidenza della Giunta diocesana dell'Azione cattolica nel 1023, prese posizione contraria, in contrasto con alcuni dei suoi redattori, attirandosi una lotta sorda da parte del fascismo locale, che lo costrinse alle dimissioni.

L'Eco di Bergamo sia pure modestamente provinciale, di quelle vicende era necessariamente il portavoce, non solo, ma doveva rilevare la connessione, ideale e pratica, che gli avvenimenti di larga portata venivano ad avere con le vicende e gli interessi locali. Ora quando si pensa che Don Clienze non si richiuse mai, neppure per poco, nella nicchia pacifica dell'anonimo registratore delle cose, ma portato dalla sua indole battagliera e dal carattere dinamico, volle essere, oltre che commentatore diligente ed attento, anche e sempre intrepido attore sulla scena della vita, si può ben intendere la somma di lavoro esplicata in tanti anni da questo valoroso sacerdote.

Sia prima che dopo la guerra Don Clienze non concesse riposo alla penna, non diede tregua alla parola. Scritti e discorsi, ogni giorno, a illuminare il popolo sulle esigenze politiche e sociali della verità cattolica, a trattare i problemi più assillanti della comunità cittadina e provinciale, a contendere il terreno ad errori ogni giorno più minacciosi ed erranti, ogni giorno più intraprendenti, a confortare pusillanimi ed afflitti, a sollevare miserie, ad esaltare virtù ed eroismi.
(consultazione sito: http://www.parrocchiasarnico.it/Pagine/PretiSuore/MonsClienzeBortolotti.htm ultimo accesso 19/03/2018)

Morì a 81 anni il 26 marzo 1943.
(consultazione sito: http://www.parrocchiatelgate.org/documenti/telgate%20e%20il%20suo%20crocifisso/pag99.htm ultimo accesso 19/03/2018)

Luigi Pelandi, consegue il diploma magistrale a Bergamo e dal 1889 è segretario di Paolo Gaffuri presso l'Istituto Italiano d'Arti Grafiche. Partecipa alla Prima guerra mondiale sulla linea del Carso, con il grado di capitano di fanteria. Esposto agli effetti dei gas austriaci a borgo Cappuccio nel giugno 1916, dopo la convalescenza, è inviato a Napoli con l'incarico di supervisore dei cantieri navali. Nel 1917 viene nuovamente inviato al fronte. Pluridecorato per meriti di guerra, dopo il conflitto torna a lavorare presso l'Istituto Italiano d'Arti Grafiche per cui cura la pubblicazione di numerosi volumi artistici fino alla pensione nel 1942.

L'istituto Italiano d'Arti Grafiche è uno stabilimento editoriale, fondato nel 1893 a Bergamo, da Paolo Gaffuri.
Produzioni da ricordare sono le riviste illustrate "Emporium"e "Arte italiana decorativa e industriale".
La storia professionale dell'istituto è strettamente legata alla storia personale del suo fondatore.
Paolo Gaffuri inizia a lavorare come commesso del negozio-libreria presso la tipografia Pagnoncelli. In quella occasione, il direttore dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche, conosce Raffaele Gatti, contabile della stessa officina tipografica.
Dopo aver lasciato la tipografia Pagnoncelli, andata in crisi per l'asfitticità e la dura concorrenza del mercato locale, Paolo Gaffuri e Raffaele Gatti fondano nel 1873 la "Gaffuri e Gatti", acquistando la tipografia Sonzogni.
Dopo un mese dalla fondazione dell'officina tipografica, la ragione sociale della società è modificata in accomandita semplice per l'ingresso dei F.lli Cattaneo in qualità di soci.
Produzioni note della "Gaffuri e Gatti" sono: Pasino Locatelli, I casi di Bernardo Strozzi: pittore genovese, 1875, appartenente alla collana "Nuova collezione di novellieri contemporanei"; Antonio Tiraboschi, Usi pasquali nel Bergamasco, 1878; Emile Zola, Il Capitano Burle, prima traduzione italiana di Augusto Barattini, 1881; Elia Zerbini, Angelo Mai e Giacomo Leopardi, 1882. Pubblicazione d'occasione invece: Federico Alborghetti e Michelangelo Galli, Gaetano Donizzetti e G. Simone Mayr. Notizie e documenti, 1875.
La "Gaffuri e Gatti" produce inoltre la stampa dei calendari e la stampa di tappezzeria in carta, stampati per ufficio e altre tipologie di materiali simili, quali diari, ricettari, blocchi a sfoglio, e in particolare, dal 1878, i libri da messa e preghiera. Oltre a tutto questo produce anche cartoni per fotografi, attestai per scuole, assortimento di colli di bottiglie di vini e liquori, etichette e rubriche per cartoleria, sottomani in carta cerata, bordure in oro, chiaroscuro, a colori, a fiori, a cartelli, campioni di fatture e cambiali.
Dopo essersi affermata la "Gaffuri e Gatti" cambia sede e si trasferisce da Bergamo alta a Bergamo bassa, in via Masone.
Assieme all'ampliamento vi è uno sviluppo del settore cromolitografico dell'azienda. Il successo commerciale riguarda la qualità dei prodotti editoriali e commerciali. Non a caso, accanto a incisori e stampatori tedeschi collaborano artisti e illustratori italiani di grande rilievo.
La Gaffuri e Gatti diventa un'azienda all'avanguardia in Italia per la stampa cromolitografica e per il materiale illustrato in genere.
Purtroppo, in un secondo momento, non avendo trovato adeguato supporto dal punto di vista societario l'azienda va in crisi. I consociati F.illi Cattaneo, nel 1883, rilevano la società nominando Paolo Gaffuri direttore. Viene fondata la "F.lli Cattaneo successi Gaffuri e Gatti".
La decisione di nominare Paolo Gaffuri direttore della nuova società sarà utile perché, più avanti, gli permetterà di svincolare la casa editrice dalla conduzione familiare dei F.lli Cattaneo per fondare una società per azioni anonima.
I F.lli Cattaneo, inizialmente, galvanizzati dal successo commerciale e spinti dalla necessità di reggere la concorrenza, investono una quantità di capitale superiore alle loro reali disponibilità.
Non avendo attuato un piano amministrativo che permettesse di tenere sotto controllo la situazione economica, l'azienda va in crisi e si trova nella stessa situazione in cui si era trovata la "Gaffuri e Gatti".
A favorire la trasformazione della "F.lli Cattaneo successi Gaffuri e Gatti" in "Istituto Italiano d'Arti Gafiche" è anche la questione della sede.
I F.lli Cattaneo non volendo accorpare in un unico stabilimento la loro sede storica con la nuova sede dei "Gaffuri e Gatti" decidono, in fase di espansione, di impegnarsi a livello finanziario di acquistare nuovi locali dove trasportare gli impianti.
Augusto Coffetti, amministratore della F.lli Cattaneo, trova in via San Lazzaro uno stabile spazioso precedentemente occupato da un setificio.
L'ampliamento dell'azienda determina ulteriori esposizioni finanziarie da parte dei Cattaneo e quindi la definitiva crisi.
Paolo Gaffuri realizza il passaggio da azienda familiare a società per azioni. Secondo la data del rogito notarile il 24 giugno 1893 viene costituita la nuova società denominata "Istituto Italiano d'Arti Grafiche".
Tra i nomi dei fondatori si citano: Paolo Gaffuri, direttore generale fino al 1915; Luigi Caldirola, direttore tecnico; Giovanni Cottinelli, direttore amministrativo e poco dopo vicepresidente; Lorenzo Limonta, primo presidente del consiglio d'amministrazione fino alla morte (15 novembre 1911).
(da bibliografia a cura di Martinucci, "Le origini dell'Istituto [...]", Milano, 2009)
Negli anni seguenti l'impresa si conferma tra le principali aziende nazionali del settore grazie non solo all'attività di casa editrice, ma anche alla produzione di edizioni artistiche.
Tra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta l'azienda sfonda i mercati esteri e viene riconosciuta a livello internazionale come stampatore di qualità.
Nel 1965 si registra il cambiamento di sede da via San Lazzaro a via Zanica.
Nel 1981 si cede il ramo d'azienda relativo alla stampa al "Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche Spa". L'impresa originaria viene quindi trasformata in una finanziaria, attività svolta ancora oggi.
(fonte sito http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB001B1A/ ultima consultazione 28/05/2018)