Olmo al Brembo

Domenico Lucchetti fu un fotografo, fondatore - nell'ottobre 1960 - della «Bottega Bergamo» in Piazza Vecchia: dapprima iscritto alla camera di commercio e industria come attività di studio fotografico, in seguito (1974) amplia le attività introducendo anche la licenza di commercio al minuto di stampe fotografiche, volumi, cartolerie e mappe.
Numerose sono state le collaborazioni con altri fotografi e studiosi di storia locale: Domenico Lucchetti risulta come autore e coautore in molte pubblicazioni.

Nato a Piazza Brembana il 14 marzo 1865, figlio di Isacco (1819-1875) di Giovanni Maria, originario di Olmo al Brembo e di Olimpia Martinoli di Piazza Brembana, Eugenio è il quarto di otto figli, di cui arriveranno all'età adulta Tia (1863), Speranza (1867), Letizia (1871) e Gemoli (1874). "Il padre era commesso postale e gestiva il servizio pubblico nella sua abitazione in via S. Bernardo 40 a Piazza Brembana, servizio che sarà gestito, per così dire, in continua conduzione familiare, prima dal padre Isacco, poi dalla madre Olimpia, quindi dal fratello Gemoli e da ultimo dal nipote Amedeo fino al 1971" (cfr. Boffelli - Calvi, in "Eugenio Goglio. (...)").
Eugenio, per interessamento del parroco locale don Angelo Tondini, studia a Milano dal 1883 al 1888 presso la Scuola superiore d'arte applicata alle industrie e si diploma all'Accademia di Brera. Una volta diplomato è costretto a tornare a casa per aiutare la madre nella gestione dell'ufficio postale, ma ben presto intraprende l'attività di scultore, intagliatore e pittore in tutta l'Alta Val Brembana. Il 22 aprile 1985 sposa Anna Maria di Giovanni maria Losma, da cui ha sette figli: Ofelia, Valerio Isacco, i gemelli Corrado Orazio e Flora, le gemelle Caterina e Olimpia e Fulvio Giovanni. Il 10 maggio 1903 la moglie muore e il 18 settembre 1905 Eugenio si risposa con la cognata Margherita Angela Losma, da cui ha cinque figli: i gemelli Maria Olimpia e Teobaldo, Maria, Ester Dolores e Amelia Maria Olimpia.
"Sappiamo per dato certo che nel 1893 Eugenio Goglio già si occupa di fotografia, ma questa data può venire facilmente spostata attorno al 1885 quando, durante i brevi ritorni in famiglia, ritraeva in Alta Valle, a scopo documentativo, i 'bergamì' o altri personaggi caratteristici" (cfr. Guglielmi, "Una valle e il suo popolo. (...)").
Allestisce uno studio fotografico nei locali di quella che era la falegnameria del nonno materno, Gemoli Martinoli, collocati sotto l'ufficio postale di famiglia, in via Umberto I (oggi via Bortolo Belotti). La casa aveva un'ampia terrazza sotto la quale Goglio era solito allestire il suo studio di posa, frequentato soprattutto la domenica mattina o il venerdì, in occasione del mercato. Durante i suoi viaggi in Alta Val Brembana portava con sé un'attrezzatura leggera: preferiva le riprese in esterno, dove allestiva fondali improvvisati e fotografava persone di ogni estrazione sociale, spesso persone umili con i loro attrezzi da lavoro, ma anche famiglie benestanti in villeggiatura o nei giardini di casa loro. I ritratti venivano "studiati a tavolino", creando attente composizioni, utilizzando talvolta costumi, gioielli, vestiti "di scena", come delle opere d'arte. Durante gli anni della sua attività ha documentato la profonda trasformazione della Val Brembana, fotografando i lavori di ampliamento delle strade in occasione dell'arrivo delle diligenze prima e della ferrovia poi.
Muore il 31 marzo 1926, nella nuova abitazione in Piazza Stazione in cui si era trasferito, con lo studio fotografico, nel 1925.