La stereoscopia e la sua invenzione
La stereoscopia è una tecnica che si basa sullo studio della visione binoculare, l’unica in grado di restituire la percezione della profondità del mondo reale che ci circonda. Partendo da questa deduzione, negli anni Trenta dell’Ottocento lo scienziato inglese Charles Wheatstone inventa la stereoscopia, dapprima applicata a disegni e illustrazioni e poi, nel 1849, adattata alla fotografia. Il merito riconosciuto a Wheatstone è di aver intuito che due immagini dello stesso soggetto, solo in apparenza identiche poiché in realtà catturate da due punti di vista distanti tra loro di circa 6 cm (distanza che corrisponde all’incirca a quella tra gli occhi umani), se osservate con uno strumento idoneo, chiamato visore stereoscopico, sono restituite all’osservatore con effetto tridimensionale.
Stereoscopia e fotografia
Dalla data della sua introduzione, la fotografia stereoscopica riscontra subito grande successo di pubblico e nel 1851 è apprezzata anche dalla regina Vittoria che la vede presentata all’Esposizione Universale di Londra. La sua applicazione trova però ampio sviluppo solo dopo il 1856 quando è messa in commercio una macchina fotografica binoculare dotata di duplice obiettivo da ripresa, capace di catturare e proiettare contemporaneamente sul piano della messa a fuoco una doppia immagine del reale.
I supporti dell’immagine stereoscopica
L’immagine stereoscopica può presentarsi come dagherrotipo, negativo o positivo su lastra di vetro o su pellicola e come stampa positiva su carta fotografica. Se i dagherrotipi stereoscopici sono assai rari e preziosi, la tipologia più diffusa resta senz’altro quella delle stampe su carta albuminata. La modalità di visione di queste immagini si presenta differente a seconda che la stampa sia incollata su supporto secondario in cartoncino rigido o montata su un telaietto che lascia scoperto il verso della fotografia. Nel primo caso le immagini sono osservate per normale riflessione, mentre nel secondo caso la visione è permessa dal passaggio della luce dal dorso. Similmente, anche l’osservazione dei positivi su vetro avviene attraverso l’uso di un particolare visore stereoscopico che ne consente la visione per trasparenza.
Fortuna e declino
La visione vivida e profonda di panorami, monumenti, architetture, opere d’arte, personaggi, messinscene teatralizzate e, persino, di soggetti erotici, offerta dalle fotografie stereoscopiche fa sì che tra fine Ottocento e inizio Novecento la richiesta di queste immagini sia tale da favorire una produzione industriale di vaste proporzioni, rafforzata dall’evolversi della tecnologia fotografica. Dopo un periodo di declino iniziato negli anni Sessanta, alla fine dell’Ottocento la stereoscopia torna di moda soprattutto tra i fotoamatori, tanto da essere commercializzata all’inizio del nuovo secolo anche nella forma di cartolina postale. Il successivo e decisivo calo di interesse nel secondo decennio è spiegato, invece, dalla nascita del cinema e dalla diffusione della televisione, quei nuovi media che rompono la staticità delle immagini stereoscopiche e introducono il racconto tridimensionale in movimento.
Le stereoscopie dell’Archivio fotografico Sestini
Tra le moltissime fotografie che conserva, anche l’Archivio fotografico Sestini custodisce delle interessanti immagini stereoscopiche. Il numero più significativo è rappresentato dai negativi e dai positivi su lastra provenienti dal Fondo Fumagalli, compreso nella Raccolta Domenico Lucchetti, le cui immagini ritraggono principalmente località paesaggistiche e turistiche tra i primi del Novecento e gli anni Quaranta. Accuratamente inframmezzate da foglietti recanti preziose annotazioni con la data e il luogo dello scatto, queste stereoscopie documentano il desiderio del loro autore di conservare un prezioso e vivido ricordo delle città e dei monumenti visitati. Seppur quantitativamente inferiori, i negativi stereoscopici con vedute della città di La Plata e di altre località attorno a Buenos Aires testimoniano l’attività del bergamasco Cesare Bizioli che, originario di Adrara San Martino, giunge in Argentina nel 1871, dove apre un proprio atelier fotografico. Altre stampe stereoscopiche incollate su cartoncino provengono dalla ‘Fototeca’ del Fondo Fausto Asperti. Tra queste, spiccano tre stereoscopie della ditta Universal Stereoscopic View Co., i cui soggetti legati ad uno ‘Scenario indiano’, come è intitolata la serie, sono stati stampati con una tecnica fotomeccanica derivata dalla fotografia, chiamata collotipia.